Da più parti viene detto che le famiglie italiane sono meno indebitate rispetto alle colleghe europee. Tuttavia un’analisi attenta fa emergere un fenomeno tutto italiano: nella media le famiglie italiane sono meno indebitate denotando, però, una differenza netta tra quelle non indebitate e quelle sovraindebitate. Possiamo affermare che le famiglie che hanno fatto ricorso al credito sono meno numerose che altrove ma hanno contratto un maggior numero di finanziamenti, trovandosi oggi in una situazione di profondo disagio economico.
Le famiglie italiane indebitate, possiamo dirlo, sono sovraindebitate.
Tra le categorie maggiormente rappresentate in questa corsa al debito troviamo i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Il sistema bancario ha riversato una montagna di soldi nel comparto retail, non fallibile, concedendo prestiti personali, prestiti al consumo, cessioni del quinto, delegazioni sullo stipendio, mutui per non parlare poi delle carte di credito revolving e no.
Altra categoria, alla quale non è stato fatta mancare la possibiltà di indebitarsi sono i pensionati ai quali una norma del 2005 ha esteso l’applicabilità della Legge 180/1950, consentendo loro di cedere un quinto della pensione.
Un diluvio di denaro che ha sommerso molta gente nei debiti.
All’inizio tutto bene; di prestito in prestito, il mercato teneva, le sofferenze rimanevano contenute per il fatto che il buco veniva coperto facendo un altro buco, con la benedizione di crif che assegnava una buona pagella a chi aveva più posizioni aperte e regolari(mentre chi non era censito e non aveva mai fatto prestiti non poteva accedere e non accede al credito!!!). Poi la crisi, la cassa integrazione, i licenziamenti, le segnalazioni negative in crif, l’impossibilità di pagare il vecchio con il nuovo e quindi famiglie sotto la soglia di sopravvivenza con entrate inferiori alle uscite finanziarie. Quante? Forse il 5 o il 10%. Comunque milioni di persone.
La cosa più sorprendente è che di fronte all’impennata delle sofferenze, l’unico provvedimento preso dalle banche è la chiusura del credito. Nessuna domanda invece su come recuperare il denaro prestato. Probabilmente si pensa che la via del recupero stragiudiziale e poi quello giudiziale con alla fine la cessione dei vari crediti ed il conseguente recupero fiscale ristoreranno i conti; a parte che secondo noi ciò non è vero, nessuno pensa al dramma sottostante delle famiglie alle prese con recuperatori invasivi, carta bollata ma soprattutto nella condizione di NON POTER PAGARE per mancanza di mezzi.
Chi come noi, invece, lavora per migliorare la qualità della vita della gente o almeno ci prova,da tempo lancia messaggi al mondo bancario e parabancario, al governo e a tutte le intelligenze del Paese per trovare una soluzione ad un problema che affligge milioni di persone. Auspichiamo una Legge che regolamenti, come per le imprese, il fallimento quando a fallire non è l’impresa ma il soggetto privato. In attesa, abbiamo dapprima studiato e poi disciplinato uno strumento interno alla Mutua, il fondo di conciliazione. Da una parte i creditori che accettano un determinato piano di rientro, dall’altra il lavoratore dipendente che conferisce al datore mandato a trattenere e poi riversare nel fondo le somme necessarie per il rispetto del piano di rientro. La Mutua, conciliatore delle parti vigilerà circa il rispetto dell’accordo. La necessità di costituire un fondo è frutto della scarsa disponibilità del datore di lavoro ad entrare nel merito delle situazioni debitorie dei propri dipendenti ed accollarsi oneri amministrativi o comunque l’obbligo di dover intrattenere più rapporti con parti estranee. La Mutua, soggetto super partes, garantisce l’immediata ripartizione di quanto versato nel fondo.
La sottoscrizione di un tale accordo, tra debitore, creditori, “Mutua” e datore di lavoro, riteniamo possa essere uno strumento più efficace che non l’attivazione di una procedura giudiziale, nella quale di fatto solo il primo ha chance di recupero e gli altri stanno in coda; senza contare poi le spese di giustizia che gravano prima sull’attore e poi sul convenuto.

Come tutti i nuovi strumenti occorrerà testare la procedura ma l’interesse mostrato da tutte le parti in causa, ci consente di essere ottimisti.

Sul sito è stato pubblicato la schema dell’accordo sotto la voce “Apertura di un fondo di conciliazione”.

Il Direttivo