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Abbiamo letto, alcuni giorni fa, sul Sole 24 ore un articolo nel quale venivano riportate notizie ( fonte Ministero Economia) riguardanti una possibile modifica dei metodi di calcolo dei tassi massimi praticabili dalle banche e dagli Intermediari non bancari ai fini della determinazione del reato di usura.

La motivazione della modifica consisterebbe nel fatto che l’attuale calcolo degli interessi sui prestiti sarebbe articolato in varie classi in base alla tipologia del prestito, ma “ingessato” nell’aumento massimo, pari al 50% oltre la media dei tassi rilevati da Banca d’Italia nel trimestre precedente la pubblicazione. Tale sistema non incentiverebbe a sufficienza gli operatori bancari e finanziari che, vedendo diminuire troppo  i tassi applicabili, andrebbero a restringere di molto l’ assunzione del rischio, lasciando fuori dal credito una rilevante parte della popolazione italiana; come dire: se le banche e le finanziarie potranno guadagnare di più, aumenteranno la propensione al rischio e faranno più credito alla gente.

Non siamo contrari a questo ragionamento in linea di principio ma temiamo che una modifica non sufficientemente oculata aprirebbe scenari inquietanti. Occorre definire in qualche modo e preliminarmente quale rischio può essere remunerato di più, con l’ aumento delle tariffe. Non vorremmo che, come in passato, il concetto di rischio vada a premiare i grandi gruppi e le grandi imprese facendo pagare il conto ancora una volta alle famiglie ed in genere ai privati. Le banche sono state sempre restie ad allargare i cordoni della borsa alla gente comune; mentre hanno sempre mostrato grande generosità nei confronti dei  finanzieri. Ciò non sarebbe più sopportabile, soprattutto alla luce dei disastri causati da questi finanziamenti incauti.

Sono le famiglie, la gente comune e le piccole imprese il vero motore dell’economia. Speriamo che il governo comprenda che a loro vanno le migliori condizioni e non, perchè più piccoli, devono essere penalizzati da tassi “liberalizzati” a beneficio della finanza speculativa e non produttiva.

 

Lucio Molinari