Vogliamo sviluppare il seguente ragionamento: i prestiti destinati ai lavoratori dipendenti e pensionati sia sotto forma di cessione del quinto o delega che di prestito personale hanno una caratteristica fondamentali: sono standard riguardo ai parametri ed alle procedure. La cessione del quinto di fatto è un prodotto più assicurativo che finanziario in quanto l’Istituto di credito finanziatore interviene solo quando quel credito è assicurabile. L’assicurabilità di un credito è diventato qualcosa di “consultabile” su internet; pertanto se l’assicurazione è un fatto oggettivo e l’ erogazione un fatto conseguente, possiamo dire che l’intervento dell’uomo, il cosiddetto fattore umano sia quasi zero. La mancanza totale di discrezionalità rispetto al procedere o no al finanziamento e le condizioni di partenza tutte pressochè uguali ( parliamo dei tassi bancari tra il 4 ed il 5% ed i tassi assicurativi ormai allineati) ci devono portare alla logica conseguenza che tutta le battaglia tariffaria e la partita dei listini la si gioca sul versante della distribuzione.
Già proprio la distribuzione, quel mostro formato da interemediari, mediatori, agenti, reti e retine(150.000 persone) la cui funzione non è sempre chiaramente utile; poi dovendo guadagnare tutti gli attori dei vari passaggi si finisce per rendere poco conveniente uno strumento finanziario che invece lo sarebbe.
La nostra idea è che una pratica di cessione di quinto o di delega come anche il prestito personale è equiparabile a qualsiasi altro atto amministrativo tipo la richiesta di pensione e che tali pratiche potrebbero essere gestite da soggetti come Patronati, Caf che ancorchè in possesso dei requisiti Banca Italia. Si accorcerebbe la filiera ,si dimezzerebbero i costi con grande beneficio per l’utente. Un’attività dal costo massimo dell’1,50% rispetto all’operazione.
Occore con forza portare avanti questa idea e milioni di euro rimarraano nelle tasche degli utenti della cessione del quinto e dei servizi similari.
Lucio Molinari