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Sempre più spesso ci troviamo di fronte a situazioni finanziarie famigliari, dove le rate mensili da pagare sono superiori alle entrate fissa costituita da stipendi e pensioni. In un rincorrersi  di acquisti rateali per beni di consumo, l’automobile prima di tutto, e di mutui per la casa, con gli affitti alle stelle, un numero crescente e diremo preoccupante di lavoratori salariati se dovesse pagare tutte le rate non avrebbe di che mangiare. E’ chiaro che non potendo ipotizzare il digiuno come strumento di sopravvivenza , i conti non potranno mai tornare. La soluzione di un simile problema si presenta quanto mai difficile e articolata.

Da una parte i debiti devono essere pagati perché è necessario salvaguardare il sistema creditizio che si regge sulla solvibilità dei clienti debitori; un fallimento collettivo delle famiglie azzererebbe l’economia. Dall’altra la gente deve mangiare, vestirsi, muoversi se no anche in questo caso finisce tutto.
Dall’Unione Europea cominciano a delinearsi norme circa i parametri minimi sotto i quali il reddito delle famiglie non può essere intaccato da debiti finanziari; tuttavia una norma in questo senso può disciplinare i rapporti futuri ma non si concilia con le decine di migliaia di situazioni dove questi parametri sono stati abbondantemente superati.
Non si può nemmeno pensare ad interventi assistenzialistici pubblici in quanto mancano i soldi e non risolverebbero il problema da un punto di vista strutturale.
A nostro modo di vedere la soluzione non ci sarà senza interventi immediati del Governo e delle Banche.
Il Governo deve varare norme a tutela del reddito minimo vitale disciplinando il credito e non consentendo più per legge la disponibilità del reddito da salario o pensione oltre certe soglie. Le banche dati,  Crif in testa, delle quali tutti gli Istituti di credito si avvalgono, già elencano e registrano i debiti delle persone.
Le Banche devono prendere provvedimenti  importanti per consentire la bonifica della situazione contingente. Parliamo di un provvedimento finalizzato a consolidare i debiti della gente, accorpandoli e dilazionandoli nel lungo periodo consentendo ai debitori di poter pagare una rata compatibile con il proprio reddito. Dovrebbe essere una operazione  tradizionale di credito, quando possibile supportata da garanzia reale sull’immobile che almeno due terzi delle famiglie italiane hanno in proprietà; potrebbero essere studiate, come per le imprese, forme di consorzio fidi e chiedere se non bastasse l’intervento dello Stato e degli Enti locali almeno per quel che riguarda il monte interessi.
Una volta raggiunto lo scopo è necessario però impedire che i nuclei famigliari “salvati” possano tornare ad indebitarsi; i regolamenti interni delle banche in esecuzione di nuove leggi sul credito dovranno essere chiari e tassativi.
Riteniamo che ci troviamo davanti ad un passaggio obbligato dove fondamentale è l’apporto delle associazioni come la nostra che possono assumersi grandi responsabilità: stimolare le parti in causa a trovare le soluzioni urgenti,assistere le famiglie ,suggerire  soluzioni, accollarsi parte delle procedure operative straordinarie.
La tempistica che abbiamo davanti è quantificabile in settimane non in mesi e tanto meno in anni.
La nostra speranza è che chi detiene il potere politico ed economico sia disponibile ad una immediata mobilitazione.

Lucio Molinari