Nell’articolo apparso l’8 marzo sul Corriere a firma Marco Nese che riporta dati Censis ed una intervista al presidente Giuseppe De Rita, si parla di un’Italia che va a sciare, risparmia e compra automobili.

Volendo fare un’analisi su dati macroeconomici certamente ha ragione il Censis; i numeri sono numeri. Se però l’analisi non è limitata a registrare i dati macro ma scende in profondità ed esplora le condizioni di vita dei lavoratori salariati e pensionati, lo scenario cambia completamente.

Da una parte gli italiani che non hanno perso il lavoro, che erano riusciti ad arginare l’indebitamento; per loro la crisi è quasi una manna venuta dal cielo: risparmiano sul mutuo, sulle utenze, sulla benzina, al supercato. Possono certamente andare a sciare, risparmiare e con gli incentivi auto cambiare l’automobile. Dall’altra parte gli italiani che hanno perso il lavoro, avevano contratto prestiti e finanziamenti esagerati ( forse irresponsabilmente) per comprarsi la casa e l’auto; per costoro che dispongono di entrate inferiori alle uscite ed una condizione precaria di lavoro, la crisi è la condanna definitiva.

Siamo convinti che l’Italia è spaccata a metà, ma siamo certi che tale valutazione è per difetto sul versante della povertà.

Come si fa a dire che l’Italia tiene, passando un messaggio che ignora e mortifica milioni di italiani.

Oggi certo non occorre fare del pessimismo ma è oltremodo dannoso non riconoscere il paziente ammalato. Senza terapia non potrà sopravvivere.

Lucio Molinari