Nell ‘ordinamento italiano la figura del fallimento privato  o per meglio definirlo “famigliare” non è prevista. In Italia ci sono tuttavia almeno il 5% , secondo una stima molto prudente, di soggetti privati e famiglie in queste condizioni. Potremmo dire che una famiglia o comunque un soggetto privato si trovano in una situazione di manifesta insolvenza e quindi in “fallimento” , quando le entrate al lordo degli impegni finanziari NON consentono più la sopravvivenza. Non vi è una quota minima di sopravvivenza stabilita per Legge; riteniamo però che la soglia minima debba essere costituita da quanto necessario per alimentarsi e disporre di un domicilio ancorchè popolare per un importo non inferiore ai 450,00 euro mensili pro capite. Sotto c’è l’indigenza.

Quando ricorrono le condizione per poter definire il soggetto o la famiglia sotto tale  soglia occorre da parte di tutti la massima diligenza e sensibilità per affronatre in maniera razionale il dissesto. Come in un fallimento aziendale non si deve partire dall’ammontare del debito ma dalle risorse che possono essere messe a disposizione del debito, salvaguardando le prioprità di carattere alimentare ed abitativo popolare. Aggiungerei anche il diritto allo studio dell’obbligo a favore dei figli minori.

La Mutua si propone come Ente di conciliazione tra l’interesse del creditore di vedere soddisfatto almeno in parte il proprio avere ed il dover pagare i debiti da parte  del soggetto o  della famiglia compatibilmente con quanto sopra esposto.

Stiamo preparando una procedura ed un codice etico per affrontare tali situazioni. Abbiamo intenzione di proporre tale lavoro agli Enti competenti ed alle istituzioni. Riteniamo sia l’unico valido strumento per ridare speranza a soggetti e famiglie che non hanno davanti a sè nessun futuro; oltre a dare la possibilità al mondo del credito di recuperare almeno in parte crediti altrimenti inesigibili.

Lucio Molinari