Al Presidente del CdA
All’Amministratore Delegato
Al Capo del personale

LETTERA APERTA

Il nostro patronato è impegnato da anni nell’informazione sul corretto uso del credito da parte del privato cittadino.
Abbiamo assistito alla sistematica disinformazione dell’utenza al momento della stipula dei contratti di finanziamento ed abbiamo registrato nel quinquennio 2005-2010 una particolare propensione alla concessione di prestiti da parte di banche e finanziarie al di fuori di ogni ragionevole criterio di buon senso e controllo.
Tutto questo ha generato, unitamente al prolungato periodo di crisi, un fenomeno denominato “sovraindebitamento familiare”.
Le famiglie non riescono più a far fronte agli impegni presi e dopo aver fatto ricorso a tutte le risorse disponibili, quali la vendita dei materiali preziosi ,vivono sottoposti ad estenuanti, spiacevoli e molto spesso inutili processi di esazione.
Avevamo salutato con favore l’intervento legislativo del Dicembre 2011 che in qualche modo tentava di mettere mano alla materia, introducendo nell’ordinamento una sorta di fallimento familiare. Poi, per consolidata prassi, una norma così preziosa per milioni di persone moriva nei meandri del Parlamento.
Cosa può fare a questo punto una organizzazione come la nostra per aiutare chi si trova nella condizione di sovraindebitamento?
Sostanzialmente tre cose:
-mettere ordine nel bilancio familiare verificando entrate ed uscite
-determinare la quota di reddito necessaria alla sopravvivenza, al fine di calcolare la quota disponibile al pagamento degli impegni finanziari
-operare un’attività di conciliazione stragiudiziale tra creditore e debitore in un ambito di massima trasparenza e collaborazione.
Per fare questo, spesso c’è bisogno di credito. Credito fresco destinato alla ristrutturazione del debito con relativa diminuzione del carico finanziario mensile.
Il mondo bancario, a chi è in quelle condizioni, però il credito lo eroga se assistito da strumenti maggiormente garantiti come il rimborso diretto in busta paga.
Ci rivolgiamo a Voi responsabili dell’Impresa, per sollecitare con forza una apertura in tal senso. Troppo spesso verifichiamo posizioni di chiusura sulla disponibilità dell’azienda nell’operare due trattenute e qualche volta anche una, sebbene in tal caso sia un diritto del lavoratore,a partire dalla norma estensiva introdotta nel 2005
La giustificazione ricorrente è la volontà di calmierare il ricorso al credito, senza però un giudizio di merito della situazione individuale del lavoratore e ciò rappresenta purtroppo una generalizzazione dannosa; oppure la giustificazione è ancora meno comprensibile, quando la si riconduce a problemi amministrativi.
Vogliamo scusarci per il tempo che Vi abbiamo fatto perdere, chiedendo semplicemente, in questo particolare momento storico, la disponibilità ad esaminare le nostre istanze a favore dei Vostri lavoratori e ad assentirle se giudicate adeguate allo scopo prefissato.
Con rispettoso ossequio Lucio Molinari
Presidente Mutua del lavoro e delle famiglie